Il cervo in ascolto

favola sarda 

 

Àppo intesu sonu ’e telarzu

e sa bidda no pariat piùs morta...

Ho sentito un batter di telaio

e il villaggio non più sembrava morto...

 

La sposa stava al telaio e aspettava il giovane marito che era andato a cacciare il cervo. Lo sposo non poteva oltre ritardare il suo ritorno: e lei era impaziente di confidargli una gioia, che aspettava un bambino. Era già nata sotto la spola la selva che ora doveva ricevere e nascondere un ospite, un cervo in ascolto. La tessitrice era tanto felice; solo la turbava di quando in quando un incomprensibile affanno, come di uno che le picchiasse al cuore. E diceva tra sé: – Dev’essere il bambino.

Poi, a un tratto, sentì alla porta gente che bisbigliava: la porta si aprì ed entrò un vento gelido.

Da quel momento la sposa riprese a tessere e ad aspettare, e tessé e aspettò finché non ebbe partorito.

La bambina aveva occhi di cerbiatta, e la madre per quella grande gioia uscì dal silenzio della selva: celebrò il battesimo e prese il lutto.

L’orfana crebbe al telaio aspettando lo sposo, e sua madre fece in tempo a vedersi nonna. Le nipoti si chiamavano Emanuela, Giusta e Daniela e crebbero anch’esse al telaio aspettando lo sposo. E gli sposi arrivarono e se le portarono lontano coi loro telai.

Ognuna fece nido, quale in montagna, quale in pianura. I telai della montagna diedero tappeti folti d’ombre severe; i telai della Marmilla e dei Campidani feraci li diedero di festa, San Sperate li accese di colori. E le consanguinee se li scambiavano alle feste, e ciascuna si guardava intorno e onorava le erbe e gli animali e i colori e l’anima della sua contrada.

Ma nella libertà di guardarsi ciascuna attorno e di essere diverse, era più forte di loro il dare testimonianza d’essere discese dalla stessa dinastia. E tutte mettevano in mostra trionfale vasi di palmizi, tralci di vite, melograni, garofani e rose, animali e angeli, coppie che danzano tenendosi per mano, re e regine, Lucrezie e Cristine, il cavallo alla fonte, il cavaliere o gli sposi a cavallo, gli asinelli e i cani e i cervi, le oche e le colombe, stelle innumerevoli di cieli inverosimili o suggerite dalla natura. E le nuove tessitrici stettero al telaio e aspettarono anch’esse lo sposo, e gli sposi venivano ma sempre più di rado da contrade lontane.

E di discendenza in discendenza qualcuna quasi si dimenticò dell’origine e volse gli occhi all’Oriente. Così Nule diede il suo tappeto, e l’innalzò quasi insegna straniera per insoliti colori. E così Ploaghe col suo leone e il tralcio della vite.

Morgongiori invece restò fedele all’aquila coi cervi e fantasticò castelli e torri e chiese. Mogoro diede cavalli quasi quadrati neri o rossi. Isili gli uccelli stecchiti, la cavalcata nuziale, la gente che balla in tondo, il guerriero che combatte coi cervi. Santa Giusta le confraternite d’angeli. La Marmilla il ballo tondo come gara di resistenza. La Barbagia la geometria che Nuoro alternò con gli uccelli. Gavoi, Bolotana e Oliena il tapinu de mortu. E Ruinas diede gli asinelli in serie, e Ilbono i garofani sanguigni, e Nulvi palme e uccelli e cagnolini. Senis, terra di pochi fuochi, cervi neri grecizzanti. E Terralba rose d’ogni colore. E Sarule calici e chiavi e clessidre.

Tappeti antichi di ruvida lana che sfidano il sole di tutt’agosto senza perder colore. Nati dal dolore d’un’antica sposa. Le nipoti, ancora fedeli ai miti e ai telai, credono che il tessere porti fortuna: il battere del telaio nel silenzio della casa e nell’attesa e nella malinconia dei giorni non lascia infatti morire la speranza.

 

(tratta da Miele amaro di Salvatore Cambusu)

 

Nei massicci montuosi dell'Africa settentrionale, ogni casa ha il suo telaio rudimentale: due travi di legno sorrette da due aste verticali.

La trave superiore è chiamata la trave del cielo, mentre quella inferiore rappresenta la terra. Queste quattro travicelle simboleggiano l'universo.

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A volte basta un filo a cambiare la trama

Come possono cambiare le nostre vite grazie all'incontro con due tipi di donne diverse. Prendiamo spunto dal romanzo La ricamatrice di Winchester di Tracy Chevalier.

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